venerdì 28 ottobre 2016

IL CARLINO E LE SUE MALATTIE

E' mia premura avendo avuto una carlina nera e una fulva provenienti da allevamenti diversi spiegare perchè è bene assicurarsi prima di acquistare un carlino che i genitori e tutto l'allevamento siano esenti da tali malattie.
Suggerisco un allevamento siciliano che è esente da tali tare genetiche.

 I carlini di Imperial Stupor Mundi di Milena Luciano
Il carlino come tutti gli altri cani può soffrire di svariate malattie:Micosi: Sono tutte quelle malattie provocate da funghi, e muffe microscopiche, sono contagiose per il cane e per l'uomo, nella maggior parte dei casi sono curabili e spesso si manifestano con una perdita di pelo. ( Un esempio classico è la Tigna).Malattie congenite: Sono le malattie presenti alla nascita, che vengono causate da disturbi genetici o carenze nutrizionali della madre durante la gravidanza. Gli organi colpiti sono svariati, non sono contagiosi e possono essere più o meno gravi.Malattie ereditarie: Sono tutte quelle malattie causate da particolari geni presenti nei genitori ed ereditati dal cucciolo; Possono manifestarsi alla nascita o successivamente, il cane colpito trasmetterà a sua volta la stessa patologia ai propri cuccioli, tra le più conosciute c'è la displasia dell'anca, l'emofilia e la rogna demodettica.






La salute del carlino è spesso minacciata dalle allergie cutanee di vario genere, che colpiscono sopratutto i cuccioli. Una malattia che colpisce il pelo del carlino è la Rogna rossa o Demodex (ROGNA DEMODETTICA):Si tratta di una malattia provocata da un acaro parassita chiamato Demodex canis.
Il Demodex vive principalmente nel follicolo pilifero dove si riproduce e causa la caduta del pelo. Non è una malattia contagiosa nè per l'uomo nè per gli altri animali. Il contagio avviene solo nei primi 2-3 giorni di vita del cucciolo carlino durante l'allattamento, per contatto diretto con la madre portatrice della malattia: infatti è visibile sul muso dei cuccioli già a 16 ore di vita. I cuccioli nati per parto cesareo da madri infestate e allontanati subito non contraggono la malattia.
Il parassita può essere presente in numero ridotto nella pelle di molti cani sani, senza per questo dare origine alla malattia. Tuttavia, in alcuni soggetti si moltiplica a dismisura dando la tipica sintomatologia: piccole pustole, arrossamento cutaneo, desquamazione, diradamento del pelo (prima compare sulla testa, sul collo e sui gomiti, poi si estende agli arti e alle zampe).
Si stanno ancora studiando le cause scatenanti di questa malattia; tuttavia sembra ormai accertato che esiste una predisposizione ereditaria legata a questa razza (come a molte altre razze a pelo corto – ad esempio bulldog, boxer, dalmata, bassotto, collie, beagle, pastore tedesco. sharpei ed altri), così come è constatato che alcuni fattori stressanti o debilitanti (generalmente legati all’età puberale) agiscono sul sistema immunitario abbassandone le difese e favorendo la proliferazione dell'acaro parassita affetto da rogna rossa.
La salute del carlino può essere danneggiata anche dalla lussazione mediale della rotula (LMR) è un’affezione, riscontrata nel pug, che si traduce con una posizione anormale della rotula che è in posizione mediale, fuori dalla troclea. La lussazione può essere intermittente o permanente, riducibile o meno, a seconda del grado di gravità. I sintomi della LMR compaiono molto precocemente; possono essere assenti alla nascita, ma le cause anatomiche e funzionali responsabili sono già presenti:  è quindi considerata “congenita”. Inoltre, l’elevata frequenza riscontrati in alcune razze fa sì che questa affezione venga considerata “ereditaria”: farebbe parte delle 5 affezioni ereditarie più importanti del cane. Il meccanismo di trasmissione ereditario sarebbe di tipo autosomico recessivo o poligenico. Dato che lo studio mostra un rischio maggiore per le femmine, sono state formulate diverse ipotesi: un fattore ormonale, un carattere legato al cromosoma X o, meno verosimilmente, a un solo gene dominante legato al cromosoma X.
Gli animali debolmente colpiti camminano con gli arti posteriori leggermente piegati, dato che questa flessione si aggrava con la gravità della lussazione.
La rotula può trovarsi nella sua posizione anatomica, dato che raramente la lussazione avviene con una riduzione spontanea al momento dell’estensione; può anche essere lussata in permanenza, con possibilità o meno di riduzione, a seconda della gravità del caso.
Le lesioni legamentose hanno un’intensità variabile e interessano sia le strutture muscolo-capsulolegamentose dell’apparato estensore e della grassella, sia l’estremità distale del femore e l’estremità prossimale della tibia.
L’intensità variabile di queste lesioni porta a classificare  4 gradi di gravità crescente. Fra gli animali colpiti, si riscontrano 3 tipi di pazienti: i neonati e i cuccioli, che hanno un’andatura anormale da quando cominciano a camminare; presentano lesioni di grado terzo e quarto;
- i giovani adulti, colpiti da una lussazione di grado secondo o terzo, che manifestano zoppie intermittenti e che sono portati alla visita dato che le zoppie si aggravano;
- gli animali più vecchi, con una lussazione di grado primo o secondo, la cui zoppia, di comparsa improvvisa, è dovuta a un danno a carico di altre strutture articolari (legato al cattivo funzionamento articolare) o all’aggravamento di un dolore di un processo artrosico. La ricerca si effettua esaminando l’articolazione della grassella in estensione.
Nei gradi primo e secondo, se la rotula è al suo posto si ottiene la sua lussazione esercitando una pressione lateromediale; la riduzione si ottiene quando si mette l’articolazione in estensione, associando, se necessario, una leggera rotazione esterna della tibia.
In caso di grado terzo o quarto, la rotula lussata si reperisce mediante palpazione medialmente alla troclea. in questo caso, la riduzione, quando è possibile, è seguita rapidamente da una nuova lussazione. Pur non essendo indispensabile per formulare una diagnosi, l’esame radiografico permette di valutare l’importanza delle deformazioni ossee e l’intensità delle eventuali lesioni degenerative: a questo scopo sono sufficienti due lastre, una con un’incidenza caudo-craniale, l’altra con un’incidenza medio-laterale. La visione tangenziale del femore distale, difficile da effettuare, non è necessaria per valutare la profondità della troclea, che può essere giudicata attraverso la cute, con la rotula lussata, durante l’esame clinico, e, in modo più preciso, dopo apertura dell’articolazione. Le tecniche del trattamento riguardano sia gli elementi capsulo-legamentosi, sia gli elementi ossei dell’articolazione del ginocchio, e vengono classificate a seconda dell’obiettivo che cercano di raggiungere.
Gli studi retrospettivi riguardanti il trattamento permettono di trarre alcune regole terapeutiche:
- in assenza di zoppia, di grado I non devono obbligatoriamente essere operate, ma è meglio tenere sotto controllo un eventuale aggravamento;
- di grado 4, presenti in animali adulti, sono associate a gravi lesioni; il trattamento da adottare è indaginoso e difficile e, nella maggior parte dei casi, non permette di raggiungere un risultato funzionale migliore di quello iniziale;
- in tutti gli altri casi, l’intervento chirurgico deve essere effettuato il più precocemente possibile: un animale che presenta  grado 4 deve essere operato appena possibile, cioè appena l’anestesia e le tecniche scelte sono applicabili;
- l’analisi dei problemi funzionali e il loro trattamento deve permettere di evitare di applicare alla rotula eccessive costrizioni, che porterebbero a un eccesso di pressione sulla troclea, allo scopo di mantenerla nella sua posizione fisiologica;
in caso contrario, il risultato ottenuto non si mantiene nel tempo e questo insuccesso è accompagnato dalla comparsa o dall’aggravamento di lesioni degenerative di tipo artrosico.
Il trattamento chirurgico applicato permette di ottenere buoni risultati nei gradi 1, 2, e tre; in caso di grado 4, con gravi deformazioni ossee e soprattutto con un accorciamento del muscolo quadricipite, la prognosi funzionale è più incerta, ed è tanto più favorevole quanto più l’intervento viene eseguito su un animale giovane. La percentuale di buoni risultati, in studi che associano controlli clinici e radiografici, va dal 50 al 100%.
Infine il carlino può essere colpito anche dalla displasia dell'anca. Questa malattia è una patologia che interessa l'articolazione coxo-femorale: il termine, infatti, indica uno sviluppo alterato, una malformazione della testa del femore, che non si adatta in modo adeguato alla cavità del bacino preposta a contenerla (acetabolo). Ne consegue l'usura e l'erosione delle cartilagini articolari rendendo instabile la stessa articolazione e riportando un movimento scorretto del bacino, più o meno grave, da parte dell'animale. In seguito a questa condizione potrà verificarsi l'insorgere di artrosi deformante.
Questa patologia colpisce cani di qualsiasi razza, indipendentemente dal sesso, ma con un'incidenza maggiore per i cani di taglia grande. Le razze considerate più a rischio sono il Pastore Tedesco, il San. Bernardo, il Labrador, il Golden Retriever, il Rottweiler, i Bovari, i Mastiff, i Carlini, e molti altri, senza escludere tutti i cani incrociati con razze predisposte.
Le cause di questa malattia sembrano essere diverse ma la sua componente ereditaria pare costituire, ancora oggi, quella più influente: secondo alcuni studi pare ormai assodato che la displasia abbia carattere poligenico, cioè che dipenda dall'intervento di più geni e da diverse cause esterne quali ambientali, alimentari e traumatiche. Inoltre è una patologia con andamento recessivo, ciò conferma il fatto che non è sempre vero quando si dice che una coppia di cani non displasici potrà generare soltanto cuccioli sani, potrà saltare una generazione e ripresentarsi a quella successiva e la malattia potrà quindi manifestarsi anche in figli di genitori sanissimi, e viceversa.
Sintomi: la displasia ha esordio con una zoppia più o meno evidente a causa dell'attrito fra le due superfici articolari che provocano dolore. Prima di tutto il cane accuserà una zoppia saltuaria in particolar modo all'inizio dell'attività fisica, che andrà poi migliorando con il movimento. Nel tempo, con l'aggravarsi della situazione, la zoppia tenderà ad aumentare fin quando il cane sarà costretto a movimenti macchinosi e accompagnati da immensi sforzi per alzarsi e sdraiarsi a terra.Diagnosi: a parte la sintomatologia, alle volte fin troppo evidente, è necessario un esame radiologico delle articolazioni coxo-femorali per redigere una diagnosi certa. Il tutto va eseguito con il cane in anestesia generale per via della posizione scomoda e dolorosa (a causa della malattia) che dovrà assumere. La lastra, per avere validità legale (ovvero, per far si che il responso venga trascritto sul pedigree dell'animale), deve essere eseguita da un veterinario autorizzato che invierà, in seguito, le lastre alla centrale di lettura specializzata in questa patologia.Terapia: la terapia può essere di tipo medico – conservativo, basata cioè sulla somministrazione di antinfiammatori, controprotettori, agopuntura ecc. mirata a ridurre il dolore oppure di tipo chirurgico.